LE AREE NATURALISTICHE: CHIDRO Il Chidro è il fiume più importante della zona nonostante la sua lunghezza di poco più di 10 km, sfocia nei pressi di San Pietro in Bevagna, poco più a sud di Maruggio e poco distante dalla Provincia di Lecce. Il nome è chiaramente di derivazione greca, forse dalla crasi tra χεον ύδωρ, acqua corrente.
Il fiume Chidro, sebbene breve nel suo corso, ha rappresentato per secoli una risorsa di grande valore economico e strategico grazie alla sua abbondanza di pesce. Questo lo rese oggetto di desiderio e contesa tra ordini religiosi, nobili casati e famiglie locali.
Durante il periodo feudale, il possesso del Chidro era attribuito ai monaci Benedettini di Aversa, ma il diritto di pesca — considerato estremamente redditizio — passò successivamente a diverse famiglie nobiliari. I Bonifacio ne esercitarono il controllo nel 1557, seguiti dai Borromeo, dagli Spinola e infine dagli Imperiali, che mantennero questo privilegio fino al 1782, anno dell’estinzione della loro casata. Numerosi documenti storici legati alla località di San Pietro in Bevagna testimoniano l'importanza di tale diritto di pescagione.
La ricchezza del Chidro fu anche all’origine di conflitti, come quello tra i Benedettini e il principe di Francavilla Fontana, che ambiva a esercitare lo stesso privilegio. Tali dispute sottolineano quanto fosse ambito il controllo di questo corso d’acqua.
Nel 1839 il fiume fu acquistato dalla famiglia Schiavone, che ne mantenne sia la proprietà che il diritto di pesca per circa un secolo, fino a quando, con l’emanazione di una legge sulla regolamentazione delle acque, l’uso privato del fiume venne definitivamente interrotto.
Oggi il Chidro conserva la sua importanza come bene naturalistico e storico, testimone silenzioso di un passato in cui le sue acque limpide rappresentavano una vera ricchezza per il territorio.
Attorno al fiume Chidro, luogo di grande fascino naturalistico, si intrecciano da secoli credenze popolari e racconti di fede. Tre antiche leggende legano questo luogo al passaggio di San Pietro Apostolo, trasformando il piccolo corso d’acqua in un punto cardine della memoria religiosa del Salento.
- La conversione di Fellone e il miracolo delle acque
La prima e più nota leggenda narra che San Pietro, in viaggio verso Roma, giunse sulle coste di San Pietro in Bevagna nel 44 d.C., dopo un naufragio causato da un violento vento di scirocco. Accolto dal signore del vicino villaggio di Felline, di nome Fellone, l’apostolo lo convertì al cristianesimo. Il battesimo avvenne nelle acque torbide del fiume Chidro, che miracolosamente si trasformarono in acqua limpida e rigenerante. Fellone, affetto da lebbra, guarì all’istante. Secondo la leggenda, San Pietro avrebbe poi proseguito il suo cammino evangelizzando e guarendo gli abitanti del Salento, fino a raggiungere Oria e altre città, per infine salire a Roma.
- Le “Lacrime di San Pietro”
Un’altra leggenda racconta che San Pietro, colto dal rimorso per aver rinnegato Gesù, si raccolse in penitenza nei pressi del Chidro. Attraversando il fiume, pianse a lungo, e le sue lacrime si trasformarono in piccole conchiglie, poi chiamate “Lacrime di San Pietro”. Gli abitanti del luogo, considerandole reliquie, le raccoglievano con devozione, vedendovi il segno tangibile del dolore e del pentimento del Santo.
- Il segno della croce e la distruzione dell’idolo
Un’ultima e più rara leggenda narra che nei pressi del Chidro sorgeva un’idolatra statua di Zeus. Alla sua vista, San Pietro si fece il segno della croce e, per miracolo, la scultura si frantumò. In questo gesto simbolico di vittoria sulla religione pagana, si apre il cammino alla cristianizzazione del luogo: proprio lì avrebbero avuto luogo i primi battesimi dei fedeli locali.